Beatrice, un giorno, se n’è semplicemente andata di casa. Con una tracolla sulla spalla e una valigia tra le mani, è uscita e ha iniziato a camminare. Senza una destinazione, senza uno scopo, oltre le facce poco raccomandabili sul bus, fino a una stazione di servizio dove per caso incontra Lou, che la riconosce e le offre un passaggio. Anche Lou, a sua volta, sta scappando da qualcosa, forse di meno definito, ma che richiede altrettanta distanza. Insieme a Diamond, gatto trovato lungo la strada, la coppia di donne si ritrova ad attraversare insieme il Texas, mentre strane figure ombrose paiono essere sulle loro tracce. 

Mi stai ascoltando?, il nuovo lavoro di Tillie Walden, fumettista texana portata in Italia da Bao Paublishing, deve essere costato parecchie energie alla sua autrice. Lo dice lei stessa nei ringraziamenti finali, quando ammette di aver più volte rischiato di abbandonarlo, ma lo si capisce benissimo anche semplicemente leggendo attraverso le oltre 300 pagine del volume su cui si accumulano, man mano, le fatiche, le ansie, le preoccupazioni e le ammissioni di Beatrice e Lou, probabilmente almeno in qualche misura controparti autobiografiche della Walden.

Si avverte forte la gestazione faticosa di una vicenda che parte sulle strade dure e concrete del Texas rurale e poi si addentra in un Texas onirico, metafisico, quasi lisergico, prendendo in parola il concetto di road trip. Lou e Beatrice sono in fuga da loro stesse, ma da te stesso non ci scappi nemmeno se sei Eddy Merckx, diceva Freccia, e allora il Texas sotto le ruote dell’auto di Lou diventa un luogo cangiante, dove le strade si attorcigliano e conducono a paesini che mutano a seconda dell’umore di chi li attraversa. 

Il Texas da cui la coppia di donne vuole prendere le distanze però è un luogo solido, concreto, reale, cruento, è una madre che non c’è più, un’identità in cerca di riconoscimento, un violenza subita in famiglia di cui ci si sente colpevoli. Il passato sono le ombre dell’Ufficio per le Indagini delle Strade che incalzano la coppia, figure con cui è necessario fare i conti per poter continuare ciascuno il proprio viaggio. Quando arrivano, però, il lungo lavoro di cesellamento emotivo, costruito da Tillie Walden sui silenzi e i monosillabi di due sconosciute che macinano chilometri di notte e di giorno, ha già messo radici anche nel lettore: sul finale, durante la lunga e rocambolesca fuga, mi sono sorpreso a supplicare a distanza l’autrice affinché evitasse ulteriore sofferenza alle sue due già abbastanza sofferenti protagoniste di Mi stai ascoltando?.

Per fortuna che l’angoscia di Mi stai ascoltando? è stemperata dai colori caldi che accompagno il tratto tenero della Walden, in cui influenze manga tratteggiano volti dai grandi occhi, spesso malinconici, ma altrettanto spesso spalancati in espressioni buffe. Più di tutto, però, è al delicatezza della Walden a stupire, il tocco con cui riesce a posare nella gabbia della pagina macigni che solo la sua abilità come narratrice per immagini consente di mandare giù. 

 

 



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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